Cenni biografici

Studio della Fisica per temi attraverso le opere e la vita di Galileo Galilei

Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi” “Infelice questo nostro clima, nel quale regna una fissa resoluzione di voler esterminare tutte le novità, in particulare nelle scienze, quasi che già si sia saputo ogni scibile.”

Galileo, Lettera a Diodati, 18 dicembre 1635

 

Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 febbraio 1564, figlio di Vincenzo, di professione musicista, e di Giulia Ammannati, donna intelligente ma sgradevole e litigiosa. Ha un carattere focoso, per la forte passione interiore, che non sempre riesce a contenere. Nonostante la costituzione robusta e forte, soffrì dai quarant’anni in poi di acutissimi dolori e da gravi e pericolose malattie.

“Pur consapevole delle proprie capacità, non fui mai ambizioso, ma riteneva di poter emergere. Uomo sincero e schietto, e forse perché in grazia delle matematiche scienze troppo bene conoscevo la bellezza della verità”.

Durante la sua vita, in particolare nel periodo padovano, ebbe sempre problemi economici, dovendo sopperire alla necessità della madre, presto rimasta vedova, delle sorelle, del fratello Michelangelo, dei nipoti. Fu per questo obbligato a dare lezioni private a un gran numero di studenti, che ospitava nella propria cassa, e costruire e vendere nella piccola officina annessa alla su abitazione strumenti geometrici ed astronomici. A ciò si aggiungano anche gli oroscopi per chi non sapeva trovar altrove consolazione o speranza. Questa sua attività gli procurò una denuncia d’eresia, a cui concorse la convivenza con Marina Gamba, da cui ebbe tre figli, due femmine e un maschio, e la non assidua pratica religiosa. Le due figlie, Virginia e Livia, nate fuori dal matrimonio, potevano solo essere destinate al convento.

Livia non ebbe certo la vocazione per la condizione monacale, mentre Virginia, suor Maria Celeste, visse invece con rassegnata dolcezza, altruismo e devozione nei confronti del padre a cui fu di gran conforto, morendo però in giovane età.”.

Dal padre apprese la pratica della musica, sviluppando una buona abilità nel suonare il liuto. Mostrò anche abilità nel disegno e passione per le belle lettere. Apprezzò in particolare l’Orlando Furioso, ritenuto il massimo tra tutti i poeti latini e toscani. Non lo stesso rapporto ebbe con La Gerusalemme liberata del Tasso, considerato pedante. Secondo Galileo, il Tasso diceva parole, dove l’Ariosto cose.

Studi e Attività

Primi studi a Firenze presso il convento di Santa Maria di Vallombrosa. Nel 1581, il padre lo iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Pisa. Galileo mostrò però interesse agli studi dei fenomeni naturali. Ostilio Ricci, docente a Pisa, lo introdusse al mondo della matematica e alle opere di Archimede. Galileo non ottenne alcuna laurea; ma, non ancora ventenne, dimostrò l’isocronismo del pendolo e poco dopo inventò la bilancetta idrostatica per la misura della gravità delle sostanze.

La matematica occupava una posizione di scarso rilievo tra le scienze aristoteliche. Tale posizione si rifletteva anche nelle Università, dove gli insegnanti di matematica erano poco considerati e sottopagati rispetto ad altre facoltà come Medicina o a quelle Umanistiche in genere.

Tornato a Firenze, nel 1589 ottenne una cattedra di matematica all’Università di Pisa, poco importante e mal remunerata, dove si scontrò con l’ambiente ipocrita e borioso dell’università! Le autorità insistevano che i professori indossassero le proprie toghe quando si trovavano in città, con una multa in caso contrario. Galileo odiava a tal punto tale imposizione che scrisse un lungo e irriverente poema contro di essa: "Capitolo contro il portar la toga”. Tale esercizio letterario non migliorò la sua posizione all’università.

Nel 1592 ottenne la cattedra di fisica presso l’università di Padova, dove rimase fino al 1610. Ebbe modo di conoscere e apprezzare l’ambiente veneziano e di conoscere alcuni illustri personaggi tra i quali Paolo Sarpi.

Nel 1610, dopo la pubblicazione del Sidereus Nuncius e la dedica dei satelliti di Giove al granduca di Toscana, tornò a Firenze come matematico di corte senza obblighi di insegnamento.